Scritta da: Manuel Pagnani

Il tuo volto

Con gli occhi aperti
con gli occhi chiusi
fisso sempre
il tuo volto

I tuoi occhi
che mi guardano
che sorridono dentro
mentre ti parlo

Uno sguardo lontano
di luce
che illumina
il buio

Che attraversa
Che mi attraversa

Mi incammino
lungo il tuo sorriso
in un viaggio
per raggiungere le tue lontananze

La rugiada del mattino
della tua giovinezza

Se tu chiudessi gli occhi
io morirei in un istante
precipitando
in un abisso di buio

Se solo tu smettessi
di sorridere
io giacerei morto
in un deserto di silenzio

Vorrei procedere
camminando a ritroso
per incontrarti
non più lontana
non più impossibile

Mentre il sonno
socchiude i tuoi occhi
la notte mi inghiotte
privandomi di tutto.
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    Scritta da: Manuel Pagnani
    Il mio amore era cristallo di rocca,
    nelle sue sfaccettature giocavano
    il sole e la luna

    Il mio amore era grande,
    il suo splendore illuminava
    gli antichi confini dell'universo,
    il suo calore scaldava i cuccioli
    rannicchiati nel fondo della terra

    Il mio amore era potente,
    perché ogni giorno mutava
    il freddo inverno in primavera,
    al suo tocco si risvegliavano
    i rami secchi e spogli
    facendone sprizzare gemme e fiori

    Il mio amore era generoso
    perché portava la luce nel buio,
    toglieva la tristezza dal cuore più arido
    trasformandolo in tenero cerbiatto

    e le margherite ricoprivano le colline
    e gli uccelli sentendolo
    si affacciavano dal nido spauriti,
    spauriti di tanta felicità
    e cantarono con lui

    Perché il mio amore era terribile
    e spaventava i cuori pavidi
    perché voleva tutto e non da tregua,
    si ergeva alto sulla città e sulle colline
    ed il suo sguardo era così limpido
    che tutte le cose impure fuggivano
    a nascondersi nell'ombra
    per non morire,
    il suo sguardo era così adamantino
    che il più piccolo frammento di cristallo
    rifletteva luce di diamante;

    il mio amore di giorno era così dorato
    che lo si poteva vedere danzare con il sole
    e con lui fugare le nubi
    e la notte era così bianco
    che cavalcando la luna
    faceva danzare le fronde del bosco
    con lenti flussi e riflussi di onde marine
    cullando e rincuorando
    i piccoli animali della note.

    Amore tu eri questo
    e molto di più,
    tu mi avevi fatto risorgere
    dalla palude de i miei giorni
    per una nuova adolescenza
    vestito di una pelle senza cicatrici
    sotto cui scorgeva giovane sangue
    come un torrente nell'alveo del mio corpo,
    mi avevi dato mani che accarezzavano
    come una tiepida folata di primavera
    che porta un lontano frinire di grilli
    e dolce profumo di fiori,
    sentore di terra nuova.

    Questo amore,
    dolce e terribile,
    ha scavato gallerie sul mio viso
    perché la felicità mi faceva piangere.
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      Scritta da: Manuel Pagnani

      La notte

      Avverto la mia essenza,
      che intatta si dilegua,
      scivola lenta ed inesorabile,
      lì in quel vasto e soffice regno
      ove nulla è impossibile,
      logica, ragione,
      così sottili, cosi profonde,
      si disciolgono in simboli e codici,
      il bagliore di nuove percezioni,
      debolmente rimbalza indietro,
      intravedo un sottil linguaggio perduto,
      ed io spettatore inerte ed affascinato
      mi chiedo, quando, dove, esisto veramente?
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        Scritta da: Manuel Pagnani

        Oceano

        Il mio guardare si perde
        in un immensa distesa turchina,
        par che non abbia limiti;
        riflessi di cielo
        nell'acqua viva,
        sembra vogliano comunicare
        i liquidi segreti del tempo.

        Colgo nella grazia
        del movimento delle onde
        un sentimento d'appartenenza,
        nel suo scroscio odo il suo respiro,
        nella bianca e frizzante spuma
        intravedo l'energía della stessa vita.

        Un emozione trova spazio
        dentro me e,
        come un oceano,
        si diffonde oltre i confini
        del mio stesso essere.
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