Ti ho conosciuto nell'innaturale bellezza nell'unica vera condivisione possibile. Lasciami ora. Odore d'ospedale. Brucia il sole come quella prima boccata d'aria, che per quanto artificiosamente sterile sarà sempre corrotta. La limitatezza di una madre. Inevitabile compromesso. Sgomento e pianto che ti ho risparmiato. Rimbalza rapido da me per me l'inutile pensiero. Non so camminare non so respirare non so dormire né mangiare. Ti ho ucciso senza metafora e con troppo dolore.
Mai due estranei legati allo stesso destino furono più estranei di noi. Mai due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti, più lontani di noi.
In fondo, per certa gente, la vera colpa di un uomo e di una donna consiste nell'amarsi in un letto
Perché avrei dovuto, mi chiedi, perché avresti dovuto? Ma perché la vita esiste, bambino! Mi passa il freddo a dire che la vita esiste, mi passa il sonno, mi sento io la vita. Guarda s'accende una luce. Si odono voci. Qualcuno corre, grida, si dispera. Ma altrove nascono mille, centomila bambini, e mamme di futuri bambini: la vita non ha bisogno né di te né di me. Tu sei morto. Forse muoio anch'io. Ma non conta. Perché la vita non muore.
La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno.
Io, te lo ripeto, non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto di avere due braccia e due gambe.
Commenti