È il vuoto che mi circonda, quel silenzio insistente dell'essere solo a farla da padrone. Mi giro intorno e vedo tanti oggetti. Per ognuno c'è un ricordo, una voce o un volto, ma stanno lì, fermi. Io potrei ascoltare le voci che ne provengono, potrei ricordarmi le parole, gli accenti, i toni, eppure non mi fanno compagnia. Si accende il dispiacere come una torre che cresce, che punta in alto, in uno sforzo senza fine. Piango. Piango su ciò che non posseggo e che desidero. Guardo indietro e vedo cose perdute, cose mai possedute, cose sempre cercate. Ora il vuoto è riempito di rimpianti. Adesso è peggio di prima. C'è un ago che fa l'occhiolino, un bicchiere che tenta, un colpo alla testa, secco, unico e preciso che toglierebbe ogni dolore, poi c'è Giulia. La chiamo, la invito, la prendo e il vuoto si riempie di lei.
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