Spiriti dell'aria, musichi e danzatori, portatemi con voi nell'oltre cielo che risorge. Malato e svampato son di vita! Voi sapete di me, del mio cuore conoscete la storia dei miei anni l'autodafè del mio destino. Reo d'amore e di bene. Sono nella cella senza grate miasmi respiro e vivo tra le inclemenze del tempo. Orsù non lasciatemi ancorato nella rada del dolore tinte di pena son le vedute intorno, scurito è l'affresco di albe e di tramonti, dai giorni niuna luce brilla da un buio folto e ispessito. A che il respiro senza luce i colloqui con la mia ombra il polverio e il vocio dei ricordi or dolci o funerei e amari che si affoltano nella bufera? Non udite l'eco dei miei singulti tra valli e dirupi, le urla che s'alzano dalle latebre dell'anima mia nell'ora alta? Oh labbri eterei sussurrate il vostro invito mi giunga da un varco io spicchi un volo uno svolìo mi esponga alla luce un fremere di vita rifiorisca una esistenza che languisce; su un domani lieto ricada il mio sguardo: ancor sfrecci prima che rintombi su una croce.
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