Andiamo, mia fragile mente, andiamo ad accompagnare le ragioni al precipizio. Le follie infantili ridono di noi ci offrono baci e smorfie come calici di vino rosso. Io mi gusto l'aspro ritratto di un volto che sposa l'assenza e con voi mi nascondo sotto gli artigli di un dove senza senso. La realtà ci punzecchia con le arie d'acciaio fino a spostare le nostre ombre con una scossa di silenzio pallido. Ci scivolano addosso i singhiozzi del cielo e vecchi canti di rane nere. Tutto ci soffoca, i giorni, i cespugli, l'orizzonte. Andiamo. Andiamo a chiudere le porte del nostro dolce assurdo.
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