Scritta da: Cristina Tarabella

Amazzonia

Ai Figli dell’Acre  
Bambini; tanti.
Gli occhi raccontano la loro anima, e si prova soltanto una vertigine immensa a guardarvi dentro. È per questo che gli occhi dell’Acre sono così speciali: guardi un bambino e vedi la stanchezza di un vecchio... Tengo tra le braccia uno di voi, un vostro fratello, un figlio di questa terra ostile, povera, piena di morte. Lo amo... E tu, piccolo vecchio mi chiedi: "È tuo figlio?" "Sì.È mio figlio". "Fortunato" Amo anche te, piccolo fratello del mio bambino. Ma una marea infinita mi coglie e travolge il mio animo turbato. Tu rimarrai, a piangere di notte, perché il mondo non ti ha dato il pane. Mio figlio partirà, con me, per una terra piena, ricca, dove a volte, "Non è possibile!" -diresti tu-, il pane si getta, solo perché è un po’ secco... Ti regalo un dollaro... ma la vergogna mi assale. Cosa può farti quel dollaro? Forse te lo ruberanno... Forse ci comprerai foglie di coca, per non sentire la fame... Mi vergogno. Stringo forte al mio cuore, il vostro fratello, mio figlio, e penso alle migliaia di voi che mi lascio dietro... E penso... È solo per un caso della Sorte, che vostro fratello e divenuto mio figlio. Ma tutti voi siete figli! Non posso sopportare il dolore di lasciarvi dietro di me... Per questo sarete sempre tutti nel mio cuore. Però le lacrime che ho versato per voi, e che accompagneranno in eterno la mia vita, non potranno mai darvi il pane...

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