Da piccola cercavo di toccare le stelle con un dito, sperando di trovare il cammino diritto verso la luna. Nonostante i miei fallimenti per raggiungerlo, me ne stavo sempre li su quel davanzale a fissare qualcosa che avevo sentito chiamare irraggiungibile, ma dentro di me era tutt'altro. Piccola com'ero mi pensavano una ragazzina che con la fantasia amava viaggiare, ma non era di astrattezza che sentivo il bisogno ma qualcosa di concreto per toccare un sogno. Mi guardavano con occhi sospettosi, come se stessi pianificando in modo pericoloso e io li contraccambiavo con occhiate che trasmettevano voglia di nuotare, in un oceano senza fine arricchito di insidie e sfide; e ti aiutava a credere che appoggiarsi alla finestra e guardare il cielo anche con la tempesta, cercando di raggiungere ciò che splendeva lassù in alto, non è come superare un impossibile salto ma come una salita fatta da scale di pietra, la quale scalare cn i nostri piedi di creta.
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