È lì che mi troverai, nelle mie parole, nella tua memoria. Ti racconterò dei battiti accelerati del mio cuore della paura che mi assalì quando bussarono alla porta, della paura che mi imprigionò quando venni deportato. Io non ero un uomo, ero un ebreo. Sulla mia Stella di David, gialli i triangoli e la pelle marchiata come animale da macello, mentre echeggiava nel vento il mio numero tatuato. Ricordo ogni parola ascoltata di quando venni picchiato sputato, umiliato ... Sotto quel cielo di cenere vivevano spietati assassini Era tempo di Olocausto nel campo della morte. Provo rabbia e rabbia ancora. Provo dolore e dolore ancora. Sono tanti e tanti i bambini uccisi. Ho visto orrori: neonati lanciati come palle chiusi in sacchetti e lanciati come bersaglio di pistole e bastoni; altri soffocati in tinozze d'acqua, o bruciati in stufe ardenti. Non dimentico i loro occhi, i corpicini denutriti, le testoline rasate. Quelle vocine innocenti, le sento nel cuore. Le urla, le odo nell'aria cupa della sera. Quel mucchio di scarpette invocano pietà. Non dimentico le donne che non erano più donne erano là, tutte in fila, a essere umiliate denudate, lavate col petrolio, sterilizzate. No, non posso dimenticare! Non puoi dimenticare! È lì che mi troverai, nelle mie parole, nella tua memoria.
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