Legna carbonizzata è questa notte, estesa senza avere intermittenze, fiamme accese di zanzariere, gli astri, gocce di fuoco piante da paura, solitudini di distanziamento, sorelle che s'osservano in modo circospetto: entra in scena lo sguardo dell'insonne dal palcoscenico di un marciapiedi al proscenio d'una strada isolata in cui la passeggiata si è tenuta come monologo della sua insonnia, ed è il silenzio del suo sguardo, parla l'occhio di bue in un occhio di uomo proietta in una folle lontananza l'orizzonte della sua direzione, è arrivato da sempre a quella vetta, all'applauso dell'occupar (n)e il centro, alla pausa scandita d'altro tempo risponde con sublime indifferenza: consuma il pasto d'ossa della luce.
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