Mi fermo su marciapiedi che sanno di strada e rincorro il colore delle macchine sfreccianti al suono di clacson e voci di marmitte e assordanti semafori dettano il rombo del motore e mi batte il cuore come tacco che sbatte su gradini e sudo di luci riflesse di sole grondante e ritrovo passeri storditi d'un volo lento come un sogno che sembra afferrarsi per poi svanire e d'un colpo un arcobaleno cangiante come luci alternate di un Natale stremato di una festa d'un tempo che non può esserci altro tempo e un affanno come pugno nello stomaco nonostante la voglia di continuare a camminare magari vicino a quella mano tra le tante che mi possa colmare. Non chiedo tempo. Ma chiedo scusa.
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