La veglia strappa il velo di Maya mai come allora palpebre ferite il sangue oscuro ci si para avanti come se fosse selva inestricabile è un accatastamento di liane, scimmie che imploran d'essere supine, malati di ignoto puntano il dito sulla pillola della Luna, la vorrebbero trascorsa lungo i fiumi squarciati di rivelata esistenza e piattezza aderente al loro letto, al suolo su cui striscia, serpe, l'ombra, al fardello che lievemente pesa, al bozzolo che libera la Morte, all'istante farfalla che regala voli esalati d'ultimi respiri, all'amante gemello che sa infrangere il già non specchio dell'aria, affacciandovisi col suo unico occhio e le sue ciglia, un accenno di un volto, tutt'un bacio.
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