No, posati! Lo dice la tua culla. Non volare nel cielo della notte, non vedere sorelle nella luce, non piangerti con stelle, che lì restano che aspettano e rifiutano il venirti incontro, discendendo da un non volto. Lievita il tempo col pane del sonno, getta il tuo inchiostro, seppia della palpebra, sulla riva interiore del tuo animo là dove il mare del sangue in tempesta sa fingersi taciuto in ogni istante. Schizzalo, giù, sui fogli delle ossa, dona buio di luce a luci buie, scriviti nel segreto che ti isola: rafforzerai la convinzione d'essere.
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