Scorre l'inchiostro del poeta ardito, bravo con le parole, libera i versi dove soffia il vento, fino al lucente sole, ma la vocina che gli rode dentro, consiglia di tacere,
confuso lui si sente assai smarrito,
tutto vuol cestinare. rilegge solo rime cuore e amore e baci in riva al mare: a capo va a casaccio e a sillabare, proprio lui non riesce, però fa l'apocope sul finale e la sua stima cresce. Certo quella vocina da il tormento sempre a pontificare, anima presuntuosa e prepotente, vuol solo far del male, a lui il poeta, il bello della rete, applausi e immense lodi, saranno celebrate le poesie, mica corbellerie.
Ride e sghignazza l'anima feroce al fesso dilettante, nessuno veramente poi lo legge campione di stronzate, parole vuote e rime comandate. Della bella poesia lui pensa d'esser illustre luminare, dai versi che si leggon però emerge nulla di eccezionale; un povero e mediocre menestrello, si crede un erudito sapientone ma è solo un tontolone.
Quell'anima feroce che rovella solo per comandare, gli parla con parole prepotenti e tutto buio appare. Ma la poesia che scrive sul quaderno dona rilassatezza, e scaccia la vocina che tormenta, presso un altro poeta che siede presso la riva del mare, nel cielo solo cirri da contare.
La voce si sopì per un momento, ma quando ritornò fu ancor tormento.
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