Questo mare è un inferno di quiete non si vede la luce sotterrata e il suo colore è troppo profondo come il suo passato, quando il lutto si cala sul silenzio si raddoppia l'oblio di un volto mai esistito, lo sguardo è come fosse tutto il corpo, chiede un appoggio nel cielo - è un inganno che sia una vetta, eppure è in alto, è piana! - non c'è guancia, né palpebra, né mento, solo qualcosa che ricorda ciglia e pupille e il mio corpo costretto dentro a fare un passo indietro il petto mosso è un passo di scarpa - si corruga la fronte, il sopracciglio - la pena è questa eternità esibita palmi aperti a donare solitudini, la clessidra del tempo si è fermata, non c'è una fratellanza tra i granelli, si riconosce quello che fu il Sole, il firmamento è la sua autopsia, cenere che lo lascia lacrimare senza che cada scivolando piano, ed il riflesso è un po' l'ultima carta, è un dire tentennando, ma a sé stessi, vorrei morire, stendermi supino, voglio arrivare a fondo, io, discendere.
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