Combattere quest'analfabetismo, l'ignoranza è una decomposizione, il buio è tutto il sonno della cenere che si raccoglie in ciglia, tutto l'animo dorme in profonde più interiori altezze, e lontana parente del suo volto è la luna col cranio, quieta insonne, scompare sul cuscino di una nube chiude e riapre il suo occhio senza sosta liquido il Tempo come fluttuante, spume raddoppiano l'agitazione, ma pur di non vedere il vuoto scendere in mare, in terra, approfondirsi, Essa vi si aggrappa come fossero zattere... Ma qualcosa rimane nel passato, la pelle che si spense poco a poco in agonia di sangue col tramonto, il contatto dell'acqua le appiccò l'incendio che bruciava lentamente – solo carboni, quest'oscurità – s'alzò statica in scintille di ceneri – ogni granello aveva la certezza di non potere essere scomposto in qualcos'altro ancora, riaffioravano dal terreno del buio le sue palpebre, i capolini delle sue pupille ebbero nei riflessi una rugiada – dalla tabula rasa dei colori nella lettura di un testo già scritto di parole consistenti in un'unica lettera, ripetentesi infinita, cominciò a riconoscere la luce, materia prima di quest'universo, dal banco, dove stava, della terra, verso la cattedra, senza insegnante, del cielo, nell'aula del suo pianeta.
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