Palpebra superiore che lo veglia, ciglio vestito in abito di lutto, il bianco ha il suo declino nell'argento, lo specchio frantumato, le sue rughe... L'aldilà è Tempo, Notte, il matrimonio i funerali della solitudine all'altare del centro, su nel cielo, ostia innalzata a sguardi provenienti da peccati di insonnia per la via, giunge la sposa ch'abbassa il suo velo, e nella sabbia oscura senza fondo, sballottata dalle onde delle nubi, dal nulla del loro esser stati corpi alle ceneri della sparizione, la tregua è l'urlo sfumante dell'ossa, cuscini senza fianco che galleggiano sonnambuli sul loro pavimento, perla naufraga in cerca della sua ostrica, la luce nelle sue doglie di raggi la partorì col sangue del crepuscolo, l'abbandonò, sola, orfana alla sorte.
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