Trottano o vanno al passo tra bigie plaghe celesti nubi maculate e orlate con bioccoli sfrangiati già pronte a scaricare folgori tuoni e diluvi. Abbattute sete e arsure estive sbuffi pregni di brume da zolle e botri s'alzano al sorgere e calar di luci, al mugolare di ridesti venti stormiscono canne barbute chiome pallide e ramate; poggioli e finestre si rinchiudono all'avanzar di inumiditi giorni; di fiamme e dardi stanco riposa l'intiepidito sole. Transumanze. Remigar di stormi vagar di fucili ad armacollo lesti a impallinare suidi e alati. Da ramo al suolo, nei viali nei boschi e nei giardini, cadono fronde rogge e brune; mosti munge il torchio brulicano su vinacce moscerini; grembiuli e zaini si affoltano e si adunano dopo estivi riposi spauracchi su campi arati vegliano.
Autunno, come puntuale ritorni! Più senile oggi ti incontro e la tua evolvente percorro fra arrivi di caligini e scrosci i tuoi coristi mesto ascolto!
Primavera dell'inverno anche tu hai i tuoi frutti: castagne noci bacche e funghi; anche tu hai i tuoi fiori: crisantemi eriche dalie e zinne.
Oh avvento di declini di luce mistica litania di funeree elegie epidemia di paniche malinconie accumuli di verdiccio per il pattume agonico proscenio di ingiallimenti!
E tra queste foglie accartocciate che solinghe pendono dai rami c'è quella della mia brulla vita che ancor non si stacca e attende l'estrema e peggiore delle stagioni!
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