Bellezza d'una dea, mortale Psiche, d'Amore amante; in notti appassionate, carpivan reciproci misteri dei lor corpi appen'adolescenti.
Di tenebra occultati, i volti sconosciuti, ma i cuor battean unanimi, all'apice d'ardor d'istinti innamorati; memorabili amplessi infuocati di passione.
Galeotta fu la goccia dal lume traboccante, d'olio bollente, che risvegliò Amore; quell'attimo di luce lo sorprese, svelando il viso suo ancor dormiente alla sua amata, sublime ispiratrice.
E se ne andò indignato, lasciandola alla sorte, che la vide prostrata, smarrita, infelice. Amor l'avea subitamente abbandonata, lasciandola sconfitta, raminga, a supplicar la morte.
Discese in quel degl'inferi, soltanto per Amore, final cruciale prova in cerca di bellezza; Proserpina tramava e propinò l'ampolla priva della stessa, bensì fosse riempita dell'infernale sonno.
Così la trovò Amore, supina nell'oblio; libravan le sue ali, mentr'egli s'inarcava ed ella s'allungava, m'ancor nel sonno er'addentrata, verso quel bacio ambito che li univa.
Le labbra si cercavan a oltranza, purtuttavia senza toccarsi, nel suggestivo mero contemplar di sguardi. Dolcezza straripante di attimi esclusivi, nello sfiorar d'un seno ignudo e teso.
Desio innegabile, sebbene sottinteso, d'Amore per la sua diletta Psiche.
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