Chiuso come un uovo era quel giorno di un uomo triste seduto sulla panchina guardando il treno passare nella nebbia Non sapeva come sfamare il silenzio posato sulle mani fredde d'inverno.
Ascoltava le foglie cadute per terra raccontare la favola della vita: è bello guardare gli uomini dal ramo passare, gridare, ridere e cantare!
Le lacrime non le vedevamo cadere erano degli altri, perché sapere? Adesso sì ci bagnano senza parlare ci accartocciamo per farle germinare.
Era un uomo seduto sulla panchina con la testa stretta fra le mani. Ero io, eri tu, era l'altro? Certamente aspettava il domani.
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