Il tachimetro dei lustri già segna sul quadrante dodici giri da quando iniziò l'abrasione per rotolamento sulle ruvide pietre della strada della vita. L'accumulo dei transiti, le accelerazioni e le frenate tra notti tramonti ed albe sconquassato hanno lo châssis che, pur al peggio, ancor mi scarrozza per il mondo. Tra brusche sterzate e stridii. Consumato il battistrada, il volante quasi paralizzato, malridotto l'avantreno e perduta la necessaria convergenza, faticose manovre da lunga fiata il cuore irrigidito logorano e sollecitano senza risparmio! Quante volte, in avaria per eccesso di attrito, la cinghia di trasmissione di una illusione mi ha parcheggiato avvilito sul ciglio cupo di una via! Per polvere di giorni ridotta la trasparenza della superficie dei vetri vana appare l'alta luce dei fari; solo lo specchietto retrovisore sempre terso ed efficiente riflette il cammino serpeggiante dei ricordi! Trabiccolo, spesso in panne, tra scarrucolio di pulegge e scricchiolii, con tremuli assi traballante ancor mi trascino rimorchiato da motrici speranze. Oh l'inclemente usura del tempo che precoce dissangua la vita! Un giorno, negatami la licenza di circolazione, un atro carro traslocherà in una non lontana fonderia un'arrugginita carcassa di ferraglie per farne materia per altri stampi!
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