Voglio terra e carne che se ha unghie graffi fino in fondo, che se ha voce urli il vero; fino a fare male. Più dentro, più dentro ancora, nel marcio della sedia da cui cado. Cado e ritorno di legno nero e radici. Più dentro, dove esisto, dove mi amo e so amare. Ridammi gli occhi e il fiato, altri giorni, due gocce e domani. Cosa credi che io sia? Cosa credi che io voglia? Solo acqua corrente che mi prenda, come sono. E te, vicina, più vicina, nella piazza dove i folli si spogliano nudi, e saltano per incontrare le nuvole. Senza perdersi mai.
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