Scritta da: Michele Cannella
Siccome ti chiedo troppo
non più disturbo richiedo
alle tue docili membra
ricolme di penombra
in questa sera: odo rimpianti
venir dal deserto, più di uomini assetati
sull'orlo del miraggio,
più di gazzelle ormai certe
della vision di cipressi:
sento il compianto
di civette, stornelli in piena
arsura che fan dell'aria inesistente
un matton che grave è poco a dirgli!
Son sicuro che lì, dove tu sei, riposi in una melodia
di merli,
le coccole profumate fan di te un giunco:
dondola, e gli steli ti fan sottile!
Tutto li è vivente ed io qui
in questo lamento infinito di beduino
che ti ricordo: nel mormorio tunisino!

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