"La notte è più lunga di un giorno senza pane" mi diceva un vecchio seduto accanto al camino in un piccolo paese senza nome e senza allegria.
Parlava lentamente questo pastore della vita ricordando come aragonese guerra civile e ferite: occhi aperti alla fiamma, bastone e mani ossute stringevano un altro giorno che si rintanava in trincee di molti ricordi e immagini mute.
Come corre il tempo guardandolo passare dietro vetri rotti trattenuti da sparadrappi anneriti dal sudore delle sue tremule dita.
Oggi gli restano nel cuore gli spari dei fucili mentre cadevano i compagni contro la parete rossa di sangue di ogni età e condizione con rotti ideali contro dio e la nazione.
La notte è più lunga di un giorno senza pane quando le ore passano con questo ritornello. In questo mondo l'uomo è un animale buono ma spesso si dimentica di avere un cuore.
Il vecchio si accese al fuoco il sigaro cubano mentre il fumo copriva le sue pupille spente poi rompendo il silenzio nel tepore della sera: perché tanta violenza e tanti morti se il mondo è come ieri insolente e senza umani rimorsi?
Forse, concluse il vecchio nella penombra, sorgerà un'altra alba piena di una luce vera quando gli uomini ci sentiremo veri fratelli in un mondo nuovo e con lunga primavera.
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