Conosco un tipo, che intreccia lune, che va di notte, seguendo stelle. Sul ponte all'aurora d'oggi chiese un dono:
"Regalatemi parole. Vezzose, acute, scintillanti o rugose. Siano esse marce, già usate o nuove, fiordalisi o spade, pulite, coincise o inestricabili grovigli. Parole: scialbe o piccanti, nane o giganti, muti sussurri o urlate in coro. Regalatemi parole. Siano esse slegate, folli, senza senso, né morale, né decoro. Sortite dall'anima, d'un sol respiro come squilla la vita al primo vagito."
Il tipo, caglia, tra sassi, sale, sabbia e sole. Ha mani dure, sottil maniere, odia il rumore passeggia, a piedi scalzi, anche se il cuore duole.
"Al bordo del lago, spezzo rametti. Le cime orlate di mutanti nubi. Foglie tremanti al vento d'ottobre. Il pensiero, viene. S'appoggia, regna, sovrasta. Sconquassa. Il guizzo d'un pesce, gracchia un corvo, abbaglia d'oro l'ultimo sole.
Il pensiero passa. Al bordo del lago spezzo rametti."
L'aurora è andata anche quest'oggi. Resterà il dono. Che siano esse, parole lago, cime, sole o pioggia e un bel tramonto. Il tipo va, seguendo stelle.
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