Ché tanto tutto va e tutto torna ché ci si ferma e poi si riparte, a volte, ché, altre volte, si rimane lì troppo se si è sensibili e troppo poco se si è insensibili ché si conta il tempo come se si dovesse controllare il tempo di cottura ché si cuoce appresso e si cuoce di meno da soli ché tutti non significa tutto ché tutto, spesso, è il resto, l’oltre, ché così è e ché così potrebbe anche non essere ché ci si divora e, poi, ci si ritrova e se non ci si ritrova. Beh! Chè essere potrebbe, davvero, essere e che, a volte, non basta perché la verità non sembra libertà che, però, la libertà è non tartassare di pensieri il pensiero facendo dell’esistenza uno scolapasta. Ché tutto va e tutto viene come se essere scontati sia ciò che di più facile possa avvenire per essere normali che, poi, essere normali non è una crostata alla marmellata ché il palato, a volte, non è tale e, altre volte, bisogna ricominciare. Ché tanto tutto va e tutto torna, forse.
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