Taci, sorella. È la sera. Vedi, le cime degli alberi sono chinate in un tacito sogno. È forse una preghiera questo sognare di tenere cime. Nei tiepidi nidi, reduci da altri lidi, stanno le piccole rondini e nella soffice aluccia nascondono il pensoso capo, per breve riposo. Taci, sorella, che dormono in questa sera dolcissima tutte le buone creature sotto le dita più pure d'una leggera e fuggevole mano di madre, che i tiepidi sogni sfiorando, carezza benedicendo. Dolcezza sorella di mano tenera che benedice. Noi poveri, noi vagabondi, il cammino col nostro triste destino continuiamo. Noi all'ultima tappa, sull'ultima via benedirà sulla tacita fronte la morte, con tremula mano di oblio. Così sia.
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