Seduto sul greto di questo fiume torto che scorre anonimo e perso, sono solo, senza i miei amati denti da latte attorno, unico senso, ingombrante aspettativa; e l'eco non giunge di temerarie madri, né il silenzio di fedeli compagne.
Sono solo come un cactus e da questo rigo d'acqua piango la sorte di sponde separate.
Verità vecchie e nuove, come pesci, tra le mani mi scivolano, filando, non le ripescherò più.
Fiume dannato!
Questo incessante andare, moto castrante ti vorrei gelare, tanto da unire questo mio margine: ingannevole solidità tra di noi.
Natura spoglia perché non mi doni il volto noto?
Una bigia prende il volo tremato momento.
Sono solo e certo su questo greto che l'alveo temuto non tenterai intraprendere per giungermi accanto.
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