I libri aperti sopra il marmo bianco d'una cucina, intrisa di memorie, che ripuliva col suo fare stanco mia madre sul finire della sera.
E mi svegliava all'alba, senza scampo, l'aroma del caffè nella cucina e quell'odore fresco di lavanda dei panni appesi sopra uno stendino. Nell'aria estiva un canto di cicale e l'eco di quei versi del passato che rileggevo sopra un davanzale all'ombra di meriggi soleggiati.
Il tempo degli esami era arrivato per me ch'esorcizzavo la paura fumando sigarette di nascosto, nell'ora in cui s'attenua la calura. Ma un vento ricuciva le speranze, quel grappolo di sogni mai sopiti, d'un padre, sempre schivo d'apparenze, che riponeva in me traguardi arditi.
Ed io tornavo alle sudate carte, pesanti come l'ombre della sera, e rimettevo in gioco la mia parte in quei silenzi tormentati e brevi.
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