Di quanto stupore sono fatte le mie carezze che si stendono come un alba nascente reduce da una notte di dolore. Di che sapore è fatta la pasta di quell essere che come un fiore selvaggio si avvinghia tra le vene e ferma la vita per un attimo. Di cosa vuol essere questa tortura se non di vernice e zucchero, di piedi spogli e sassi. Di quanto sogno sono fatti gli occhi che si emozionano sfidando la linea del destino. Eppure tu mai hai sfogliato tra i costumi del mio essere caduto come un frutto maturo dall albero, addormentato passivamete arreso per un intera stagione. Eppure mai hai cancellato il nero inchiostro che sporcava i muri che salvavano l'anima con la quieta apparenza. Perciò io mai sarò una barca senza vela, ma un taglio di sole tra occhi di nuvole. Un illimitato pensiero bastardo, fastidioso come le zanzare, lacerante come un vulcano, insano come un aquila in catene. Mai più sarò sorriso e pianto inespresso ma puro piacere e ali di bianco respiro sentiero aperto verso l'orizzonte.
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