Vive spenta, la mia luce ma forse ancor di bello altro ancor per me, ci sarà o così forse a me, pensare piace ma la mia anima or non vuole, e non lo dice se un altra alba, mi risorgerà.
In quest'alba di una nuova estate nuova sfida verso il bello, della vita che strozza ancor di più, la mia anima finita sotto un azzurro, che tregua non mi da perché mai prima d'ora così intenso e così forte fa riemerger ancora, il male che mi fa il ricordo della magica, nostra sera di quell'incontro da cui ho inteso la pura gioia, la vita vera.
Divenuta ora la triste, incognita infinita senza commento, senza nessuna uscita io seduto sotto una azzurra, tavola di felicità che crolla su di me, per soffocarmi di libertà con la sua languida e lucente, sospesa sfera come appesa sopra silenziose, onde della sera di un mar, che tanto non vuol far rumore per meglio accompagnar, lo sgomento di questo mio, ferito cuore.
Mi rialzo e lungo quella, cara riva mia mi abbandono, al mio interminabile cammino che davvero ormai, meta più non ha ma lui soltanto, or può farmi compagnia e per questo, verso l'infinito va.
Verso la solitudine, e il suo grande strazio di un nuovo, incognito orizzonte che la luna, ne da infinito spazio stando timida e nascosta dietro un arrogante, e oscuro monte.
Che non ho chiesto ma sceso nella sua trappola, troppo presto una sola cosa ora ha un senso, e così lo grido cado, mi rialzo, e poi vivo una nuova, e inaspettata vita con in bocca ancora l'altra, già finita e il suo incancellabile sapore di un amore, che l'ha tradita.
E solo il pianto, resta con la mia, anima sola affacciata, alla finestra verso un cuore, senza desiderio e neanche, una parola oppure, un solo pensiero a suo conforto, è utile ora.
Nulla di cos'era, può tornare resta solo nulla in mano, se non l'essenziale il crudo comando, così duro e così banale che di questa vita, sembra il vero senso il suo vero, e unico finale finché lo vorrà o finché, Lui lo vuole una sola cosa ora importa, e così lo grido cado, mi rialzo, e poi vivo.
E non mi lamento, perché è peccato per chi d'altro, soffre veramente quindi rimango, solo e dimenticato con la mia, compagna mente
mio tesoro, dall'animo tradito da quella grande, e triste storia che sempre ne soffrirà, la sua memoria muto in silenzio, e dolcemente.
Cosicché senza parole mi ritrovo per un amore trasfomato, in un tormento resto con me stesso, senza nessun commento nel mio cammino, tra sabbia e sassi con davanti un mare, mai amato così tanto e le sue deserti spiaggie, ad ascoltar soltanto i miei lenti, e pesanti passi.
Verso la solitudine, e il suo grande strazio di un nuovo, incognito orizzonte che la luna, ne da infinito spazio stando timida e nascosta dietro un arrogante, e oscuro monte.
Nel proseguo, su quella cara riva mia mi abbandono, al mio interminabile cammino che davvero ormai, meta più non ha ma lui soltanto, or può farmi compagnia e per questo, verso l'infinito va.
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