Scompare il tempo con ali di gabbiano, lasciando, della civetta, l'eco di un grido. Nasce limpido il sole per morire ingoiato da sanguigna foschia. Batte forte, la pioggia e il fiore annega, ma è musica al rospo che sguazza nel pantano. Passi senza rumore percuotono le pareti, anche oggi i fantasmi mi fanno compagnia. Marmo è la lacrima e freddo il suo sapore. D'amore palpita la foglia corteggiata dal vento strappata, poi, preda della sua furia. Il vuoto si racconta, senza poesia, a chi non ascolta. Se vivere è un lavoro non vi è speranza di riposo, neppure la domenica e stanco, contorto tronco, sta il corpo, incatenato alla sua ombra mortale.
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