Ammassi di pietre ordinate, di tetti, di case: impazza l'afosa estate. La città è deserta, fiochi bisbigli di gatti e di vecchi abbandonati si odono a stento. L'edicola è serrata, il grigio muro dell'orto ribolle nel meriggio.
Singhiozza una fontana solitaria; un tenue gioco di specchi biancheggia mentre la pozza evapora nell'aria. Un fremito di rondini serpeggia nel cielo stanco: insetti di varia specie intorno a una vecchia puleggia.
Saracinesche serrate mi dicono che è agosto e che io sono oramai solo in città a calpestare il grigio suolo.
Un minuscolo chiosco offre ombra e ristoro al riparo dei suoi quattro ombrelloni. Una menta ghiacciata estingue per un attimo la sete. La verde bevanda, l'ombra degli ombrelloni: immagini già viste.
Scendo un poco in giardino, sotto il vecchio Olmo assetato. La sua ombra fronzuta Lenisce qualsiasi ferita. Un secchio Immerso nel pozzo, foglie di ruta Tritate sopra un liso tavolino, Un po' di salvia, un coniglio spellato: Desinare rustico con un vino Invecchiato cinque anni ed ora lasciato Nella brocca a respirare: profumo E calore della Toscana. Un fumo
azzurrognolo circonda la brocca. Una tavola rotta cigola al mio passaggio.
Un fiore ammutolisce nel mio giardino ed il pranzo finisce in un vagor d'ombra, così perisce
una bella giornata: in un rivolo d'acqua che dura appena due ore ed anch'esso poi muore.
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