Il viale degli aceri

Un cielo grigio e mesto,
tanto mesto quanto disperato,
si scorge tra chiome rosse denudate
che cingono un boulevard solitario,
lo stesso sul quale i miei passi pesanti
distrattamente da ore erranti
vagano senza meta né ragione
su di un soffice manto pitturato.
Foglie avvizzite vestono
la terra di oro e rame;
altre languide cadono
in una pioggia scomposta e lenta.
Una cautamente sfiora il mio viso,
commossa appare per il mio tormento
tanto da tentare con un tenero gesto
di depennare il dolore che il mio cuore
patisce quasi fino allo sfinimento,
quando un vento dalle esili labbra,
con un filo di voce appena
racconta di un amore già finito
e di una triste pena.
Vellutati nel ricordo saranno sempre i suoi baci,
mentre la mia bocca già appassita
prova ad inghiottire i sorsi amari
della sua funesta dipartita.
Nell'aria un profumo di mosto e vino
evocano la recente vendemmia
riportando con esso
i sapori di quella passione recisa
intanto che una nebbia avvolgente
abbraccia la mia anima ferita
che tra gli alberi perisce silente e smarrita.

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