Un cielo grigio e mesto, tanto mesto quanto disperato, si scorge tra chiome rosse denudate che cingono un boulevard solitario, lo stesso sul quale i miei passi pesanti distrattamente da ore erranti vagano senza meta né ragione su di un soffice manto pitturato. Foglie avvizzite vestono la terra di oro e rame; altre languide cadono in una pioggia scomposta e lenta. Una cautamente sfiora il mio viso, commossa appare per il mio tormento tanto da tentare con un tenero gesto di depennare il dolore che il mio cuore patisce quasi fino allo sfinimento, quando un vento dalle esili labbra, con un filo di voce appena racconta di un amore già finito e di una triste pena. Vellutati nel ricordo saranno sempre i suoi baci, mentre la mia bocca già appassita prova ad inghiottire i sorsi amari della sua funesta dipartita. Nell'aria un profumo di mosto e vino evocano la recente vendemmia riportando con esso i sapori di quella passione recisa intanto che una nebbia avvolgente abbraccia la mia anima ferita che tra gli alberi perisce silente e smarrita.
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