Amore mio, mio lontanissimo e disperatissimo Amore, che mi hai relegato in quest'isola di smarrimento, dove la notte sono mille notti e la tua assenza mille assenze, dove il vento soffia tra gli alberi il tuo nome come un canto di sirena e vago selvatica come una lupa senza mai cibo, senza mai pace, questo è l'inferno che non ti piace, il purgatorio della mia colpa d'amore. Sono un'anima in pena che la morte ha colto il giorno in cui la musica mi portò via il tuo sguardo e la luna distese sul mio cadavere il silenzio di una voce più nuova. Risusciterò, quando al cospetto di Dio, quest'amore, maledettamente negato, spiegherà per ogni dove nell'universo un gioiosissimo peana e ritrovando i tuoi occhi di brace nel cuore di Dio, egualmente intensi, egualmente puri come pietre fluviali o terra, chinerò la mia bocca irrorata di nuovo sangue verso di essi a cercare dolcemente il bacio che tu, allora, Amore mio, non saprai negarmi.
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