Il pianto sferro all'immenso dolore che il pensier cagiona se improvviso invade il tuo bel viso la memoria a pugnalar violento il petto, e sgorga forte, in salati fiotti e scuote le membra e brucia il cuor che a lungo stento ritrovar riposo. Allor m'avvio all'arida zana dove secco e sodo è il terreno fenduto e mai nessuno appare che nulla attrae di simil luogo, avverso e remoto, le grintose genti, e sol'io la polvere impronto di friabili orme. Qui vengo a trovar sanità dai grevi pensieri e le ferite curar giù lento calando per la buia cuna di siepi e spine protetta, dove sempre rampolla novella speranza a inondar sù la secolare zolla.
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