Fredda era la notte ed innevata e la Pia Donna di bontà infinita di stanchezza e doglianza già stremata Al Redentore del mondo dava vita. Bussò Giuseppe a tutti i casolari Onde dare a Maria caldo giaciglio ma tutti gli occupanti furo avari Disdicendo Chi portava Divin Figlio. Aveva posto solo in una stalla, per letto il fieno d'una mangiatoia, al respiro del bue e l'asinella tenea Maria della maternità la gioia. Lui di tutto il creato possidente luogo migliore per nascere non ebbe, per l'ingordigia dell'umana gente nacque in miseria ed in miseria crebbe. Quel sembiante Umano, ch'era Divino, da Castissima Donna concepito al Dio Grande e Beato era l'affine ma da bieca umanità non fu capito. A Betlemme di Giudea resta la Grotta Che il Vagito Divino prima intese; luogo diviene di retta condotta cui grazia rende il cristiano e rese. Regnava, allora, nella Giudea Erode, uomo protervo, essere triviale d'ognuno paventava tranello e frode, poiché l'istinto suo era carnale. Seppe, dai Magi, di Gesù la nascita che di Giudea predicavano Re, decretò, quindi, togliere la vita agl'innocenti sotto gli anni tre.
Al Puro putativo Padre Giuseppe un Angelo veloce venne in sogno: corri in Egitto, non badare a steppe ch'Erode al Piccoletto porta sdegno. Dell'Angelo a Maria dato l'avviso lasciavano quel luogo benedetto, in braccio Gesù dal casto bel sorriso in cerca d'altro tetto e d'altro letto. Quando l'Onnipotente al sonno eterno gli occhi chiudeva al bruto re regnante fu la Divina Famiglia di ritorno alle mura paterne, alla sua gente. A Nazareth di Galilea con i parenti rimaneva Gesù fino ai trent'anni, per essere battezzato tra le genti incontravasi al Giordano con Giovanni. Sconfiggeva Satana tra i monti; poscia, in testa a moltitudine gaudente cominciava gl'insegnamenti itineranti. Or visitando questa or quella gente. Seguito da Gerusalemme e da Giudea sanava storpi, ciechi ed ammalati; da riva al mar di Cafarnao in Galilea tutti erano accolti, toccati, graziati. Dai guarimenti dati al Suo passaggio la Siria tutta n'ebbe conoscenza; Ovunque dava del Padre il buon messaggio mostrando la grandezza e la Sua scienza.
Moltiplicava i pesci e pure il pane, le acque quietava, comandava i venti, ai tormentati dava le Sue cure, sui mari e sopra i laghi camminava. Nemici farisei, scribi e sinedrio da Giuda, Suo discepolo, tradito ebbe Pilato giudice avversario capo di crudel popolo inferocito. Al posto di Barabba condannato fu crocefisso in mezzo due ladroni; Spirò, il cielo fu squarciato, fu boato, tremò la terra, tremaro i sommi troni. L'esanime Divin Corpo torturato, avvolto nel lenzuolo di bianco lino al suolo della tomba fu adagiato d'uomo devoto, avverso di Caino. Restava il Corpo esanime tre giorni, indi in cielo accanto al Padreterno, in terra, poscia, dai lochi Sempiterni a recare agli Apostoli governo. l'incredulo dei dodici Tommaso le dita nelle piaghe mettere volle, restò, ciò fatto, sgomento ma persuaso, cadde in ginocchio nelle carni imbelle. Ai Discepoli, Gesù, lascia la pace indi s'invola al Divin Palagio e, dal cospetto di Dio, dall'amor verace, guida gli Apostoli al Divin Messaggio.
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