Ci son persone che dicono di essere incomprese. persone alle quali se chiedi chi sono cosa fanno cosa vogliono non sanno far altro che sottolineare la loro "non appartenenza" al resto degli altri. hanno quel briciolo di genialità in più rispetto alla gente quella minima manciata di dubbio che li rende pretendenti di una coscienza maggiore. non si rendon conto che ogni essere umano ha dubbi chi più, chi meno chi importanti, chi effimeri ma tutti hanno dubbi. Trasformano l'aver quesiti, la loro "non appartenenza" nell'unica certezza e ci si aggrapano saldi si adagiano, per meglio dire credendo che quel briciolo di follia maggiore li renda speciali. usano questa mistificazione come fosse la loro unica fede ma per uscire da quel bozzolo e tramutarsi occorre concepire che, quella certezza, è la più grande cazzata che possa esistere. non è tanto la domanda che conta ma la miriade di risposte che devi cercare che devi scavare dentro di te per farle affiorare e crescere ciò che rende te. Non v'è nulla di certo le convinzioni le illusioni le pecche e le ragioni ma nulla è peggiore di un uomo che si crede superiore degli altri nell'accondiscendenza che esso semina. In un marcescente paternalismo egli non accetta neanche se stesso.
Bella riflessione......
Un mio pensiero è che qualsiasi persona abbia bisogno delle proprie sicurezze.......alimentate dall'esperienza ed esperienza è anche cambiare idea, avere l'umiltà di ascoltare e di far vedere i propri limiti ma, anche sentirsi pronti a dare e comunicare agli altri la propria esperienza, educare...........senza questo immagino che saremmo delle persone che non sanno più che strada prendere, indecise, problematiche!
Invece chi si sente superiore è una persona che ha bisogno di conferme. Chi si sente profeta e non lo è, simula continuamente atteggiamenti che non gli appartengono!
Chi si sente diverso spesso è l'incompreso, colui che non riesce ad integrarsi e che nasconde le sue paure creandosi degli alibi!
Boh, è un pò ciò che avete già detto ma, vista la riflessione che mi ha scatenato la frase, vi ho riferito anche il mio pensiero!
Ciao!
la mia, essendo una critica societaria, deve per forza attenersi alla massa delle persone e non considerare ogni individuo.
E' un'osservazione personale che ognuno può prendere come vuole, semplice arrivo a ragionamenti logici seguendo ciò che ogni giorno vedo nelle persone attorno a me.
Non sto parlando del mondo degli scrittori, ma della società odierna, sopratutto quella più giovane a cui appartengo.
L'ultima frase che hai scritto è esattamente ciò che ho scritto nella mia prima postilla del primo commento.
L'unica certezza ch'è reale è la provata mancanza di qualsivoglia sicurezza.
Io qui non critico l'umanità, non tasto la superiorità, non credo neanche in essa, penso che bisogni crescere e non far finta di essere superiori a chicchessia.
Critico quella parte di persone che, credendo, di esser diversi o "folli" si vantano di ciò in maniera puerile per mero conformismo, si arrogano di essere speciali e trattano la loro presunta diversità come motivo di fede.
Faccio notare come, se anche fosse presente una particolare prospettiva "incantata" in quegli individui, essi non la sfruttano, si vantano solo di essa perchè fa moda ma la lasciano degenerare senza coltivarla, senza neanche capirla fino in fondo.
Infine ripeto che la mia critica è a due categorie di persone, la prima è quella composta da stupidi modaioli del culto della follia decadente che seguono sfocatamente questa via perchè è di tendenza, la seconda è creata da decine di vittimisti realmente dotati di un briciolo di taleto in più, che vengon trascinati dal dolore nell'annichilimento autodistruttivo che è fine a se stesso.
Proprio a quest'ultima categoria va il mio discorso più covinto, non bisogna farsi assordare dal dolore e dal dubbio, ma da esso bisogna iniziare a crescere interiormente per ricercare "qualcosa" e per capire che "cosa" esattamente.
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