Un giorno, chissà dove e chissà, in quali circostanze, magari vedendoti soltanto passare, una vecchia esclamò: "Che begli occhi, che hai." Vedi, l'esperienza ha un senso. Ma, quella vecchia, non era solo una donna vecchia. Vedi, a volte gli dei si mascherano da mortali, e parlano con voce umana a coloro che sono degni. Sotto le vesti di quella vecchia donna accorta, batteva il cuore eterno di Demetra. E tu, malaccorto amore, chissà, se anche allora, davi pietre di silenzio, o petali di parole. Perché la verità dei tuoi splendidi occhi è legge, persino fra gli dei. I tuoi occhi sono grandi solchi dove scorrono perenni, calde sorgenti sotterranee. In un tramonto di gola e di lussuria, Bacco errabondo strinse Demetra in un abbraccio. E vi piantò una vite. Tanto valse il tuo vigneto: un lunghissimo bacio ubriaco di mosto. La stagione dell'uva, dai tralci alla tua bocca, pende grappoli di stelle, per la tua fame di firmamenti, macerati succhi, per le eclissi delle tue memorie. Ingenua ebbrezza, di passi danzati, in spazi traslati, ai margini del crollo. Ingenua ebbrezza, di canti spiegati, in spazi traslati, oltre i limiti dell'accordo. Tenerissima ebbrezza, di sguardi mozzati, da sguardi affilati, come fulgide spade di pampini.
Commenti