Quando il toro si precipita nell'arena è una rosa magnifica di Andalusia. Lucido il manto come tenebra d'argento, le corna sono austere spine. Sciami di voci piovono dall'alto come sputi caustici, dita cruente scagliate da un'orda di arcieri di tonache e di toghe. Il giudizio universale si compie quando il toro graffia la sabbia e ridesta la memoria della morte seppellita sotto la polvere, quando l'adulazione sfiora la feluca del matadore e il fiore si ferma ai suoi piedi. Vergine beffarda, laverai presto col sangue del toro il tuo corpo, per mondarti dalla promessa di un amore di fumo, divorerai ben presto, come una iena golosa, i suoi testicoli, a rubare il segreto delle forze telluriche che ti governano. Quando il toro va incontro alla morte con gli occhi abbagliati dal sole rosso dell'ipocrisia, l'invidia e l'ambizione con un salto lo feriscono alla schiena. E la lama della vanagloria gli trafigge la gola quando il respiro si affanna e la bava si addensa e schiuma dalla bocca come un'onda furente. E'allora che il toro precipita sulle zampe e dalle narici scaccia la vita nell'ultimo respiro di fuoco. Allora stramazza nella polvere come una quercia mozzata dalle radici. Ed è allora che la cupidigia lo colpisce dritto al cuore. Per vedere la lingua che si distende, nuda e immobile nella resa.
Brava Sintagma. "Quando il toro va incontro alla morte con gli occhi abbagliati dal sole rosso dell'ipocrisia..."
Bella.
Bello anche il tuo commento n°2
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Non mi riferisco al toro. E' la cupidigia che uccide il toro. E' una battaglia tra il toro e molte cose che sono fuori dal toro, che non gli appartengono.
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