Violinista in frac e una camera d'albergo, seduto sul letto, solo, riposa la tua anima di cartone. Quali dolori nella tua valigia? Riccioli neri coprono gli occhi e la tua musica riempie le pareti. Non c'è retorica nel movimento, solo lenti, lacerati, spasmi di vita. Sei aria, più leggero delle note; nemmeno esisti e lo sai non sarai ricordato ma le tue lacrime sporcano la tappezzeria di velluto.
Poi dalla finestra spalancata il vento ruba un po' della tua arte, si accendono le luci dei lampioni e un ragazzino ti cerca alzando gli occhi al cielo
Soltanto stelle. Dov'è finita la tua orchestra? E quanta storia in quelle mani ha il sapore dell'inverno.
Si chiude la porta dietro di te, cessa ogni rumore e il mondo non è mai stato così solo.
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