Mai più che non fu

Orme sul terriccio rosso
Di stivali viola
Qual fu il tornado che ci portò
a piccoli passi come lapilli in volo
Qual buon vocione ci accolse
agli occhi di un libro che muore
Andò in fondo ed io mi immersi
Gelo gelo gelo mai più che non fu
Gelo gelo gelo che saltai inarcando l'orizzonte
Che del tuffo mio nuotai nel buio buio buio
Di castano e ragione ero il signore
Libro caro che non si fose
Fuori dal gelo il polso mio lo trasse
Che il vocione caro mio adorato male criminale
tolse prendendo il libriccino
Grato ci lodò ruggendo se hai preso la mia biografia
Rassegnato e grato ci lasciò nuotare
Che noi non potemmo fare altrimenti
Che mi destai di salto cessando quel paradiso
Di così bell'uomo destante di una madre assopita
Mai fui attratta dalla sua mente e psicologia
Come il ventre nella più dolce delle attese.
Composta giovedì 25 aprile 2013

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    Info

    Riferimento:
    Ho visto il canto 21 ieri dell'inferno di Dante Alighieri, come lo ha spiegato Roberto Benigni. Io adoro la divina commedia solo come me lo spiega lui e quindi poi ho fatto un sogno stranissimo che ho voluto riversare nella poesia, per liberarmi, visto che oggi è il giorno della liberazione. A parole. Ma di fatto qua in Italia? Oggi c'è stato un altro suicidio a Napoli per mano dell'Equitalia, ve lo volevo dire per farvi riflettere sulla parola "Liberazione". Grazie a tutti.
    Dedica:
    Volevo dedicare questa poesia a Cagliostro75 ed al professor Napoleone Del Crimine848.

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