Scritta da: Andrea De Candia
È offesa la carne, la pelle,
gli occhi, le mani. È offesa
la mia anima che ha trovato
calcare e grumi di tempesta e morte
nel suo giardino di chimere. Un fiotto
di larve che si spampana per l'aria,
una parte di me ancora combatte
per non cadere nel logoro dondolare
del non dolore,
del non esistere esistendo.

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