Lì, oltre il sorriso, non ti si conosce più. Vai e vieni, scivoli per un mondo di valzer gelati, all'ingiù; e passando, i capricci, gli impulsi ti carpiscono baci senza vocazione, a te, la momentanea prigioniera dell'agevole. "Che allegra!" Dicono tutti. Ed è che tu allora tenti di essere altra, così somigliante a te stessa, che ho paura di perderti, così.
Ti seguo. Attendo. So che quando non ti osservino gallerie né astri, quando il mondo crederà di sapere ormai chi sei e dirà: "sì, ora so", tu scioglierai, con le braccia in alto, dietro i capelli, il nodo, guardandomi. Senza rumore di cristallo cadrà per terra, maschera senza peso ormai inutile, il riso. E quando ti vedrai con l'amore che io ti tendo sempre come uno specchio ardente, tu riconoscerai un volto serio, grave, una sconosciuta alta, pallida e triste, la mia amata. Che mi ama al di là delle risa.
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