Amore, amore, catastrofe. Che inabissarsi del mondo! Un grande orrore di tetti schianta colonne, tempi; li cambia con cieli atemporali. Ci muoviamo tra le rovine di estati e di inverni travolti. Si estinguono i pesi e le norme. Tutta volta al indietro la vita si sta togliendo secoli, frenetica, di dosso; disfa, veloce, la trama del suo corso, lento prima; muore dall'ansia di cancellare la sua storia, di non essere altro che il puro desiderio di iniziarsi di nuovo. Il futuro si chiama ieri. Ieri occulto, segretissimo, che abbiamo scordato e che si deve riconquistare con l'anima e col sangue, dietro quegli altri ieri conosciuti. Indietro e sempre indietro! Ripiegare, smarriti, al interno, verso il domani! Che crolli tutto! Ormai lo sento appena. A forza di baciare stiamo inventando le rovine del mondo, per mano tu ed io nel grande crollo del fiore e dell'ordine. E fra contatti, fra abbracci, sento già la tua pelle che mi offre il ritorno al palpito iniziale, senza luce, prima del mondo, totale, senza forma, caos.
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