Paura. Di te. Amarti è il rischio più alto. Molteplici, la tua vita e tu. Ti ho, quella di oggi; ormai ti conosco, penetro in labirinti, facili grazie a te, alla tua mano. E i miei ora, sì. Però tu sei il tuo stesso più oltre, come la luce e il mondo: giorni, notti, estati, inverni che si succedono. Fatalmente, ti trasformi, e sei sempre tu, nel tuo stesso mutamento, con la fedeltà costante del mutare.
Dimmi, potrò io vivere in quegli altri climi, o futuri, o luci che stai elaborando, come il frutto il suo succo, per un domani tuo? O sarò appena qualcosa nata per un giorno tuo il mio giorno eterno, per una primavera in me fiorita sempre, e non potrò più vivere quando giungeranno successive in te, inevitabilmente, le forze e i venti nuovi, le altre luci, che attendono già il momento di essere, in te, la tua vita?
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