I parto dal trampolino, dalla vetta, sono sangue di luce, punta aguzza che si vede circondata da notte - belva che spinge alla mia non memoria - mi tuffo e nell'abbandonare i piedi la certezza del terreno di prima sono sasso bevuto dalla musica e mi chino nel sonno che mi chiama, lago che ha meritato la sua pace.
Ii nuota, musica, tu, luce di suono, sfiora, tocca la pinna del mio orecchio contamina, volgendo al bene, l'animo, risveglia il bimbo che culla l'adulto nel sonno della sua coscienza, semina nubi, lacrime, vento, fiori, terra...
iii si nuota ovunque, tranne che in sé stessi - pupille, plancton verso l'estinzione - lo afferma il buio, balena in silenzio spalancato come amaca su abissi - ho prosciugato l'oceano dell'animo ed attirato altrove sono corso via col corpo, una barca trascinante tutto il peso della sabbia d'un'alba che stentava a vedersi all'orizzonte.
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