Sole caduto martire nella terra del mare e seppellito subito e senza avere esequie. Dallo spartito nero della notte i timpani delle pupille udirono lo scriversi di musiche stellari. Suona in silenzio il suo lamento funebre e lo rende in materia inalterato. E gli echi dei ricordi vi si affacciano la madre Dio ha vestito la sua pupilla a lutto, per non vedere altro che il suo dolore espandersi infinito oltre sé stessa, ritornando in sé. Ma dal suo volto oscuro la folla degli insonni vede scendere immobile la lacrima di cenere di luce di ogni stella apparsa che resiste aggrappata al ricordo della carne di un tempo perché avverte la decomposizione perché ormai fuori è il cranio della luna perché non sia sommerso, ultimo minerale della vita, da tutte le altre ossa che son buio.
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