I Ti seppellisco con ben altre lacrime, quelle che gli occhi sulle dita versano o silenzio, bambino mai nato, uso lo stesso questa bara bianca.
II Lutto del nero, fazzoletto bianco suolo fidato, cadano su me le tue parole-lacrime saprò custodirle scoperte.
III Creo catene con la penna nera: imprigiono il silenzio ch’è innocente; creo le sbarre della sua cella ma il silenzio, nel suo corpo ch’è anima, saprà che fare per restare libero.
IV E senza che ci fosse alcuna tazza, né bordi né pareti, solo il fondo riuscì a cadere e a formarsi un quadrato e a solidificarsi - sempre latte. Facevo colazione dopo il sonno, dormienti, nel silenzio, caddero come mosche le parole, e non volli salvarle e non lo seppi.
V E nella colazione del silenzio bevi quel latte senza una parola, la mosca nera che sembrò cadere!
VI Lacrime nere, le parole scese, il lutto del silenzio a porgere il suo fazzoletto bianco.
VII E sulla tazza bianca del silenzio cadde una mosca, una parola nera.
VIII E quando muore il corpo della mano che muoveva la penna, e la scrittura ha concluso la sua vita terrena, il mio piede saprà l’elevazione al cielo, un sole, l’anima, lo sguardo a leggere in un aldilà sereno le impronte del percorso sulla terra.
IX Sta sanguinando tutta la sua cenere e le parole sono emorragia, sta già morendo l’osso del silenzio.
X Il silenzio era un osso, un labbro chiuso ora emette il respiro della cenere: questo è il suo solo modo di parlare.
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