No. Non si può salire: il vuoto enorme grava su noi, quella gran luce bianca arde e consuma l'anima. Non vedi come prone stanno le cime e come densi i pini nella valle precipitano? Non impeto d'ascesa sferza le vette ad assalir l'azzurro, ma paurosa immensità di cielo le respinge, le opprime. S'annidano, rattratti, nelle conche i nevai, disciogliendo sui nudi prati, fra gli abeti neri trecce argentee di rivi, come un canoro sospirar di pace verso il lago lontano. Restiamo presso il lago, anima cara; restiamo in questa pace. Guarda: il cielo, nell'acqua, è meno vasto, ma più mite, più vivo. Noi entreremo in questa vecchia barca tratta in secco sul lido: i remi sono infranti, ma giacendo sul fondo basso, non vedrem la terra e l'onda, percuotendolo da prora, darà al legno un alterno dondolio che fingerà l'andare. Salperemo così, da questi blandi pendii che odoran di ginepro: andremo con tutto il sole sovra il petto, il sole che riscalda e che nutre; andremo, lenti, in un bianco pio sogno di sconfinata pace, verso ignorate spiagge, col nostro amore solo.
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