E quando tu te ne sarai andato, fratello, io seguirò la bianca strada ovattata di nebbia. L'acqua andrà remigando come un'ala languida e nera: giù dai vecchi muri, qualche grido di verde e di scarlatto, vite, edera, veccia. Tanto silenzio ci sarà, lì presso: un silenzio d'attesa. Allora farò lieve la mia voce, farò lievi i miei passi: m'inoltrerò nel luogo dei malati come il bimbo che entra in un suo sogno di paradiso, dove tutto è bianco. Non ci saran più volti, né capelli, né età, né nomi: ci sarà un candore infinito, vorace. Ma, dal candore, mille urli rossastri si leveranno: oh, mani livide, abbandonate sulle coltri; mani che vi portate come artigli sopra le piaghe aperte per difenderle a unghiate o per squarciarle; mani che avete in voi tutto il dolore e il mistero dell'essere; io farò lievi, un giorno, le mie mani sopra di voi. E là dove il silenzio è un'attesa di morte o di salvezza, il silenzio e la fede vestiranno la mia esistenza nuda. Fratello, io farò lieve il mio respiro, l'anima mia farò lieve e sicura sopra il gran male umano: dentro i labbri di tutte le ferite io stagnerò il tuo sangue, fra le ciglia di ognuno che si strazia asciugherò il tuo pianto.
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